Eccoti alcuni consigli su come visitare le Ville Venete, quando è il periodo migliore per farlo, quali ville si possono visitare in un week end oppure come organizzare il tour delle ville Venete a tappe. Ti parlerò di:
Villa Solatia resort a Caldogno in provincia di Vicenza, sarà il nostro punto di partenza. In fondo che cosa c'è di meglio di organizzare la visita alle Ville Venete soggiornando in una villa Palladiana, dal passato che racconta la storia del Rinascimento Veneto ed il palladianesimo?
Oggi Villa Solatia è ritornata quasi completamente all’originario aspetto esteriore mentre all’interno offre 15 suite per gli ospiti, arredate con tematiche legate alla storia e alla filosofia di accoglienza dei padroni di casa.
Sei pronto per iniziare il tour delle ville Venete?
Cominciamo col dire che le Ville Venete sono più di 4.000, sorte tra il 1400 e il 1700, all'epoca della Serenissima Repubblica di Venezia, in Veneto e in Friuli.
Si trovano in quasi tutto quello che è stato l’entroterra della Serenissima, dal Lago di Garda al Friuli.
Ma perché vennero costruite?
Già al tempo dei Romani c’era la volontà della classe agiata di avere una residenza in campagna e di poter soggiornare in meravigliose abitazione lontano dagli agglomerati urbani.
Una moda questa che, dopo essere stata accantonata nel periodo medievale, ebbe un suo fervido sostenitore in Francesco Petrarca che pensava che la vita in campagna potesse dare all’uomo quella tranquillità interiore da sempre agognata.
Lui per primo quindi decise di costruire una villa ad Arquà Petrarca, poco lontano da Padova, diventando così un precursore della vita in campagna.
Dalla metà del ‘400 le nobili famiglie patrizie della Repubblica di Venezia iniziarono a edificare le prime “fabbriche di villa”, spinte dai nuovi impulsi economici e commerciali della Serenissima.
La scoperta delle Americhe, aveva tolto a Venezia, che fino a quel momento aveva controllato per oltre due secoli il commercio via mare, il predominio delle principali rotte commerciali tra Asia ed Europa, che si erano spostate dal Mediterraneo all’Oceano Atlantico.
Tutte le Nazioni come Spagna, Inghilterra, Francia, Paesi Bassi e Portogallo che prima si rivolgevano a lei per l’acquisto dei prodotti provenienti dall’Oriente, ora indirizzavano il loro sguardo altrove e compravano da altri metalli preziosi, manifatture pregiate e spezie, decretando così un enorme calo delle entrate per le casse veneziane.
I Veneziani si videro quindi costretti a trovare nuovi sbocchi economici nell’entroterra, che fino a quel momento era rimasta poco utilizzata.
Queste nuove strategie sociali, economiche e politiche portarono il governo della Repubblica a puntare sulle aree agricole e venne intrapreso così un grande piano di riforma idraulica e di bonifica di tutto quell’ambiente campestre che fino ad allora era stato acquitrinoso e malsano.
Si ritornò quindi ad investire sull'agricoltura e si puntò all’edificazione di nuovi edifici nelle campagne circostanti, che non avessero muri di cinta e che fossero eleganti e armoniosi: così nacquero le ville venete e la cosiddetta “civiltà in villa”.
Le Ville diventarono perciò uno spazio di produzione agricola, un punto dove concludere affari e anche un luogo di svago e di incontro intellettuale a contatto con la natura.
Quando visitare le Ville Venete
Considerando la vocazione con cui sono sorte le Ville Venete, esistono delle stagioni più favorevoli per godere appieno della cultura e della bellezza espresse dalle architetture e dai loro giardini ma anche per completare l’esperienza con degustazioni in cantina e/o assaggi di eccellenze del territorio o infine per arricchire le visite con escursioni nei borghi vicini come Bassano, Marostica, Thiene, Asolo, Cittadella o Castelfranco Veneto e altri ancora.
Poche sono visitabili tutto l’anno, i mesi nei quali è possibile entrare e poter ammirare sia gli interni con gli affreschi e sia gli splendidi giardini, con laghetti ed alberi secolari sono quelli primaverili ed estivi, fino ad ottobre e novembre.
Spesso le Ville Venete vengono confuse con quelle Palladiane ma, come abbiamo detto prima, quelle Venete sono quasi 4000 e, anche se Palladio è stato un infaticabile architetto e progettista, non ha potuto realizzarle tutte, visto che le prime furono edificate nel ‘400 e le ultime nel ‘700 e Palladio nacque un secolo dopo e morì nel 1580!
La verità è che Andrea Palladio progettò una specifica tipologia di Villa Veneta, detta appunto Palladiana.
Come dicevamo, non tutte le Ville Venete sono aperte e visitabili e molte di esse lo sono solo in determinati periodi dell’anno. Anche se ogni Villa ha una sua organizzazione interna, tutte sono solitamente fruibili nei week end ed alcune anche in giorni prestabiliti durante la settimana sia al mattino che al pomeriggio in un orario che in linea di massima va dalle 9,30 |10 alle 12 |12,30 e dalle 14 |15 alle 17 | 18.
In molte di queste ville vengono ospitate mostre, convegni, spettacoli teatrali e musicali ma anche eventi privati come feste e matrimoni.
Sono previste dovunque visite guidate e vengono organizzate aperture straordinarie per gruppi solo su prenotazione.
Ville Venete in un week end
Visto che le Ville sono dislocate in tutte le province venete fino ad arrivare in Friuli, è consigliabile organizzare il tour inserendo 2 massimo 3 Ville in una giornata, quindi è preferibile organizzare le visite a tappe, concentrandosi su visite per provincia.
Le combinazioni sono tantissime e gli itinerari sono molto versatili e si possono personalizzare in base ai propri desideri e al tempo a disposizione. Se pensi di partire da Villa Solatia per immergerti in un tour di Ville Palladiane tra Vicenza e provincia, possiamo proporti alcuni percorsi che ti faranno scoprire dei veri e propri scrigni di bellezza architettonica.
Tour Ville Palladiane: le prime ville di Andrea Palladio
Un itinerario assolutamente da contemplare prevede la visita a quelle Ville che meglio riproducono l’evoluzione dell’opera del Palladio, dalle sue origini fino a quella che secondo l’opinione dei critici moderni, è la sua architettura più riuscita, Villa Capra La Rotonda.
Palladio, come si sa, fu notevolmente influenzato dall’architettura greco-romana e la sua innovazione, rispetto alle ville romane ed a quelle medicee toscane, fu quella che le sue abitazioni dovessero assolvere da un lato alle esigenze estetiche dei patrizi veneti e dall’altro ad una funzionalità produttiva, dove l’agricoltura doveva essere la nuova forma di sussistenza ed investimento.
La sua prima Villa certamente documentata, in quanto riportata dallo stesso architetto veneto nel suo trattato “I quattro libri dell'architettura”, fu Villa Godi Malinverni situata a Lonedo di Lugo di Vicenza, non lontano quindi da due mete assolutamente da visitare per il loro valore storico come Bassano e Marostica.
Questa struttura conserva ancora intatti i suoi elementi originari ed è una testimonianza fedele della prima fase della sua arte.
Palladio infatti, da una torre colombara già esistente, ricava una villa che ci fa venire in mente quasi una fortificazione mentre gli interni sono stati affrescati da due maestri della pittura veneta, come Antonio Fasolo e Giambattista Zelotti.
La Villa, che durante la Seconda Guerra Mondiale ospitò lo stato maggiore britannico tra cui anche il Principe di Galles, nel suo complesso accoglie un museo paleontologico, dove è possibile ammirare centinaia di fossili di piante e di animali vissuti in questa zona.
Nelle antiche barchesse invece è stato aperto un ristorante con cucina tipica tradizionale veneta mentre nei bei giardini esterni, fruibili tutto l’anno come giardini pubblici, si apprezzano alberi secolari, laghetti e i lunghi viali di ingresso, un tempo percorsi dalle carrozze reali.
Se invece vogliamo avere una sintesi di ciò che per il Palladio dovesse essere una villa di campagna, dobbiamo fare una tappa a Villa Caldogno che si trova a meno di un chilometro dalla nostra struttura.
In questa residenza dall’ambiente circoscritto, l’architetto vicentino riuscì a sintetizzare la sua idea di architettura esteticamente bella e praticamente funzionale.
Questa villa fu edificata su di un edificio preesistente e, per poter usufruire delle murature appartenenti alla precedente costruzione, fu progettata con una planimetria semplice e lineare. Gli affreschi interni, realizzati da Antonio Fasolo e Giambattista Zelotti, due dei migliori allievi di Paolo Veronese, sono la fotografia delle usanze e dei costumi tipici dell’epoca e propongono la vita quotidiana dell’aristocrazia vicentina nell’epoca del Rinascimento, si passa da momenti di vita in villa, come la merenda o la danza a temi prettamente bucolici.
Nel XVII secolo vennero aggiunte al complesso una terrazza e due torrette mentre verso la fine della seconda guerra mondiale, dietro le barchesse, fu costruito un bunker dal comando tedesco che ha occupato il complesso palladiano durante tutta la durata del conflitto.
Quella che però viene considerata una delle opere migliori del Palladio è Villa Almerico Capra Valmarana, detta La Rotonda che fu progettata come emulazione del Pantheon Romano. Oltre ad essere la più bella, è, tra quelle realizzate dal Maestro, anche la più famosa, la più visitata ed è quella che è stata maggiormente copiata da tutti quegli artisti che volevano costruire palazzi non solo in Italia ma anche a Londra e negli Stati Uniti, segnando così la storia dell’architettura dell’epoca moderna. Icona dell’architettura rinascimentale e sintesi della poetica palladiana, venne edificata vicino al Santuario di Monte Berico, visto che il committente era un alto prelato vicentino, e fu il perfetto esempio della nuova filosofia rinascimentale del concetto di “tempio antico” con le sue quattro facciate uguali, la cupola centrale ed una geometria perfetta e simbolica. I lavori della villa iniziarono nel 1566, però furono portati a termine solo dopo la morte del Palladio dal suo allievo Vincenzo Scamozzi che non fece alcuna modifica rispetto al progetto del Maestro, tranne che per la cupola che venne costruita più bassa rispetto a quello che doveva essere originariamente e con un oculo terminale aperto, per richiamare appunto l’idea del Pantheon.
Lo stesso committente, Paolo Almerico, morì prima della fine dei lavori e la villa passò nelle mani dei fratelli Capra, da cui prese poi il nome la villa. Lo Scamozzi dovette aggiungere anche gli annessi per le funzioni agricole, in quanto originariamente non c’era un appezzamento insieme alla villa.
Dagli inizi del XX° secolo Villa La Rotonda appartiene alla famiglia Valmarana che cerca di preservare dall’azione del tempo questo gioiello cinquecentesco.
Queste tre residenze sono aperte nel week end mattina e pomeriggio, tranne Villa Godi che è aperta solo al mattino, mentre negli altri giorni la visita è possibile solo su prenotazione, così come l’organizzazione delle visite guidate.
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